
Lascia per un minuto andare. Vola lontano dai pensieri su quello che hai da fare, soffermati lì su quel momento disperato il cui solo pensiero ti fa sprofondare in un angoscia da evitare.
Non ci pensare, ti continui a dire: “Vai avanti che indietro non si può tornare”. Ti dicono che è un pensiero da evitare il dolore, eppure lo senti che fa male. E’ un filo silenzioso che entra dal mignolo e sale fino al petto, si insinua tra le articolazioni e poi pum! Entra dritto nel cuore, passa sotto il pensiero e comici a vedere un ricordo che da tempo hai dimenticato di ricordare.
Sei tu, con tua figlia appena nata in braccio. La luce intorno sembra filtrata da uno specchio color rosso bordeaux, i colori sono caldi come il risotto all’osso buco che ti ha preparato tuo marito e che non riesci a mangiare.
La fame è questione solo di sopravvivenza Se mangio allatto, se allatto mia figlia crescerà sana, se non lo faccio starà male. Se non allatto al seno che razza di madre sono? Il colore giallo ti nausea e vorresti solo dormire.
Dormire è questione di sopravvivenza. Se non dormo non ce la faccio a fare la madre e se non ce la faccio chi lo farà per me? Nessuno, allora devo dormire. Ma gli occhi non si chiudono mai e ti sembra di impazzire.
Ma non puoi, no, devi rimanere calma, altrimenti tua figlia sentirà ed assorbirà tutta l’energia negativa che viene da te. Starà male, avrà problemi di qualsiasi tipo e sarà colpa tua, oggi, domani, per sempre.
Non ti resta che sprofondare da sola e guardare l’albero di Natale che dovrebbe un pochino darti gioia, ma te pensi solo alla nausea che ti dà quel colore giallo.
Non puoi cadere, non te lo puoi permettere per tua figlia e giorno dopo giorno devi dimenticarti di quello che senti, lo devi a lei. Ogni giorno è un errore e ogni giorno una scoperta. Ogni notte è un rimuginare sugli errori e arriva con prepotenza una nuova angoscia.
Donne intorno a te sono pronte a ballare il valzer con tua figlia tenendola in braccio come una bambola ideale, la figlia finta, in una schizofrenia di movimenti e parole che sublimano un trauma che non vogliono più ricordare.
In quei momenti vorresti dire basta, ma non puoi e ti urli dentro e ti fai ancora male. Le madri non dicono basta, le madri soffrono nel silenzio ogni dolore da dentro e da fuori.
L’unico pezzetto di te che ora senti sano, la tua bambina, passa di braccio in braccio e te perdi ogni riferimento, angoscia.
Devi essere amorevole, accogliente, dolce, mai arrabbiata, sempre affamata, pronta ad ascoltare quelli e quelle che quel momento se lo sono voluto dimenticare e ogni giorno ti dicono quello che dovresti fare, perché è a loro stessi che lo vogliono comunicare. Tu non esisti, quel momento per loro è solo conseguenza del voler sempre andar avanti e non pensare.
Non puoi angosciarti se sei madre, allora il pensiero va più veloce di te e diventa ossessivo fino a crollare nel paradosso continuo del dubbio e dell’ insicurezza che di logora l’anima.
Cancelli ogni parte di te e vorresti solo la libertà di dover scegliere, ma ora non puoi perché cavolo non lo sai più chi sei veramente e quel pezzetto in più di te sta per staccarsi come parte sola.
La solitudine è assicurata.
Il mondo, in generale, sembra essersi dimenticato di un pezzo importante, ricordarsi di non dimenticare.
Io voglio fermarmi a pensare e rivedermi in quel dolore per amare meglio, per non evitare, per non impazzire. Mi fa male vedermi come in quadro triste, senza una via d’uscita, con la solitudine addosso, con le spalle scoperte a causa della mancanza del ricordo, dell’ evitamento di ogni dolore.
Forse diventare mamma mi ha fatto sentire una viola scordata, che suona al tirar del vento. Mi mancava po’ di comprensione, di voglia di accordare e suonare insieme, di imparare una musica nuova.
Ora che la musica è di nuovo cambiata mi guardo in quel quadro triste da appendere dentro il mio cuore, con la voglia di cambiare il futuro, per aiutare, per imparare da ciò che purtroppo è anche dolore, per esserci veramente nel bene e nel male per chi amo o amerò.
Perché speranzosa vorrei che ogni essere umano potesse pensare:
– Per chiunque tu sia, senza differenze, per te che ti prendi cura, io ci voglio stare perché non voglio dimenticare, ti voglio curare perché cosi tu puoi nel meglio amare nell’ amore vero, senza i filtri oscuranti della società dell’oblio ed essere finalmente il genitore che nessuno è costretto a diventare.-

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