Un masso sta per entrare dentro di me. Si apre un varco dalla gola bloccando il respiro ed entra in silenzio come un tonfo dentro il mio stomaco. Si fa spazio tra le costole senza pesare aprendo un buco vuoto in mezzo alla mia persona. Non c’è suono, tutto intorno si trattiene una calma inquietante.
Mi vedo un unico punto nero in un foglio bianco immerso nel nulla totale, prima che il pennello si poggi su di me ed io cominci a disintegrarmi in forma.
Lo sento sta per arrivare, a rallentatore ne percepisco sopra la testa le dimensioni.
“Scappa!” Mi dico.
“Corri, corri più veloce che mai!”
Il respiro si fa sentire forte tornato a galla da una lunga apnea, il piede destro si muove pronto a disegnare una linea continua e veloce su quel foglio bianco.
“Corri, corri e non voltarti mai!”. Mi dico.
Il mio volto, le mie spalle, la mia vita, vuota per il masso, si protendono in avanti pronta a superare quel foglio pieno di angoscia. Ma i piedi rimangono incollati a terra e il corpo come una biro senza mano cade dritto, trascinato dal peso.
Non mi rimane ora che stare fermo e fingere che sia morto che non esista, di nascondermi con la speranza che il pennello non mi trascini via. Certo potrei alzarmi e provare a scappare di nuovo, ma continuo a morire dalla paura ed ora con il masso sopra i piedi è difficile.
Rannicchiato su un foglio non mi resta che fare il punto.

Sto lì fermo. Prima di me il movimento dopo si va a capo. Se non mi muovo non potrà succedermi nulla. Se non mi muovo il pennello non mi vedrà.
Con il masso sono protetto, sono al sicuro schiacciato da un peso enorme. La paura che non è andata via.

L’aria che si respira è fresca e la voglia di uscire è tanta, incontro altri segni e parole vere mi fanno assaggiare un’esistenza senza paura.
Mi metto il masso sopra le spalle e la mia vita ora è u punto e virgola. La pausa è più lunga e dopo di me comincia a definirsi l’elenco delle parole che vorrei diventare, della frase che vorrei realizzare.
Il peso pesa, eppure lo porto volentieri con la speranza di poter scappare se la paura dovesse arrivare, di potermelo lasciare alle spalle.
Eccomi pronto a trasformarmi nella parola divenire.
“Scappa mi dico scappa!“

Dei giorni ci convivo come una parte del mio corpo seppure mi ha svuotata dalla gola e mi regge per i piedi, le sono grato di farmi stare al sicuro. Altri invece la detesto, vorrei togliermela di dosso, è un peso che mi costringe ad una vita insulsa e senza colori in un foglio in cui io piccolo e nero vorrei uscire allo scoperto e giocare ad acchiapparella col pennello che vuole schiacciarmi.
L’unica cosa che posso fare nella mia vita vissuta in bianco e nero è quella di immaginare e fantasticare di essere una virgola, dandomi una pausa dalla monotonia della mia esistenza triste. Così mi alzo, porto un piede fuori dal peso.

E di nuovo cado come un sasso.

Ci risiamo è tornata ed io sono un parola disperata che piange per la paura e che si liquefa in un punto e da capo.

E così ricomincia la mia esistenza di paura.

Ogni volta che divento una parola nuova torna ed io che ho voglia di scappare resto fermo come un punto indelebile su un foglio.

Oggi parola dopo parola sto facendo il punto della mia esistenza. Ma se da punto mi trasformassi in quella paura? Se invece di pensare a scappare per poi cadere rimanessi in piedi e mi lasciassi trascinare e plasmare da quel pennello?

Forse stare mi può far passare la paura di scrivere la forma della mia esistenza, senza pesi.

Punto e a capo.

Una replica a “Un punto sulla paura.”

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    Martina

    Immobilizzata, giusto a punto. Riga dopo riga, sorpresa continua..come una matriosca. Questa lettura mi ha dato e tolto il fiato

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